Miami spiegata bene
Per farmi perdonare questa edizione straordinaria vi regalo una piccola guida su Miami, di cui racconto anche storia e cultura. Dalla prossima settimana, la newsletter passa al martedì.
Mi dispiace sempre tanto quando qualcuno che non vive qui o che ci ha passato una vacanza di pochi giorni descrive Miami sommariamente senza averne minimamente colto il senso, e soprattutto sovrapponendola a Miami Beach. Miami e’ una delle destinazioni piu’ equivocate sul pianeta Terra, e oggi prendo spunto dal nome della popolarissima rubrica de Il Post per raccontarvela meglio. Chi vorrà approfondire ulteriormente potrà seguire i link inseriti nel testo. Al termine di questo articolo, e per ringraziarvi della fiducia, vi regalo una piccola guida di viaggio.
Ciao, sono Tiziana. Vivo a Miami dal 2011, quando mi sono trasferita da Roma per amore. Sono sposata, ho una bambina, e lavoro in università. Adoro vivere in questa città così verde, solare e cosmopolita. Dal 2010 scrivo un blog che si chiama Lucy in Florida.
E forse potrebbe interessarti ascoltare questa playlist su Miami mentre leggi l’articolo.
Miami, 1896
È questo l’anno di fondazione di Miami, nata dall’intuizione di una donna, Julia Tuttle, per espandere agricoltura e turismo nelle zone più calde e ancora non sviluppate del continente americano. A quel tempo i residenti ufficiali erano milionari, di cui ci restano le magnifiche ville a ricordarci lo sfarzo dell’epoca:
Vizcaya, Coconut Grove
The Barnacle, Coconut Grove
Deering Estate, Palmetto Bay
Gli altri residenti della città erano gli schiavi che la costruirono. Vivevano nelle zone oggi chiamate Overtown e Coconut Grove ed erano originari per lo più delle Bahamas. Non avevano diritti ma paradossalmente la loro presenza numerica fu necessaria per fondare Miami in un momento storico in cui le donne non avevano diritto al voto.
La segregazione a Miami durò fino al 1960 - avete letto bene - e tutt’ora in quei quartieri ci sono i ghetti, sebbene la gentrificazione stia spingendo i neri altrove.
E poi c'è Miami Beach
Miami Beach è una storia a parte. Tutti confondono Miami Beach con Miami, pensando che sia la stessa cosa e invece per niente. È come dire Roma e Fregene, o Milano e Milano Marittima.
La maggior parte delle persone va in vacanza a MB e pensa di aver visto tutto, saltando completamente le aree di cui vi parlo oggi e che sono invece l’anima di Miami.
Miami Beach ha una storia travagliatissima fatta di continui alti e bassi, di cui vi parlerò un'altra volta.
Quindi torniamo sulla terraferma
Dopo la fondazione, Miami è stata la destinazione d’oro del turismo degli anni ‘20 con tutti ‘sti ricconi che venivano in vacanza e poi la sceglievano per le loro dimore invernali. Il grande uragano del 1926 e il Proibizionismo poi hanno segnato un breve declino di Miami. Per circa trent’anni non si sa molto, mentre parallelamente l'omonima sulla spiaggia decollava. Poi all’improvviso, nel decennio successivo alla rivoluzione cubana del 1959, Miami divenne il rifugio di milioni di esuli cubani fuggiti dal regime di Castro, che arrivarono a ondate differenti.
Miami città di frontiera
Si stima che più di mezzo milione di persone sia arrivato a Miami in quegli anni, ma la stragrande maggioranza è fuggita a partire dalla fine degli anni ‘90, quando venne promulgata la legge del piede asciutto e del piede bagnato.
Quando si ascoltano le storie sulla dittatura da chi le ha vissute in prima persona, e qui sono davvero tanti, vi assicuro che le convinzioni politiche crollano. Una di loro era mia suocera.
L'arrivo di un milione di rifugiati in pochi anni ha determinato una crescita rapida della città per poter garantire ai nuovi residenti alloggi e servizi. La maggior parte dei cubani si è stabilita nella zona oggi conosciuta come Little Havana o Calle Ocho ma rimasta ormai prettamente turistica. I nuovi cubani vivono a Hialeah, il quartiere più popoloso di Miami.
Quella dei cubani non è però l’unica etnia ad aver trovato rifugio a Miami. Qui infatti abbiamo anche gli haitiani che vivono in quella che si chiama Little Haiti, e i numerosissimi venezuelani che hanno letteralmente colonizzato una zona, nominata Doral-zuela. I Venezuelani sono attualmente la popolazione che più sta richiedendo asilo politico a Miami. I primi ad arrivare qui furono i benestanti, esattamente come al tempo accadde con i cubani, poi piano piano ha iniziato ad arrivare anche la classe media. A Miami abbiamo anche un giardino giapponese, un tempio hare-krishna, un tempio buddista, e qui si tiene un grande festival asiatico ogni primavera.
A Miami chiunque si trova bene. A Miami, chiunque viene da qualsiasi altra parte del mondo, e lo spagnolo è più parlato dell’inglese. Impossibile prescindere dalla cultura latina, e se non ti piace, te ne fai una ragione (eccomi).
Tra i tantissimi residenti di origine ispanica ci sono anche colombiani, argentini, nicaraguensi, salvadoregni, peruviani, ecuadoriani, brasiliani, uruguayani. Anche l’Europa è molto rappresentata. Qui oltre alla numerosa e non ufficiale comunità italiana vivono tanti tedeschi, francesi, spagnoli, portoghesi, irlandesi, finlandesi, polacchi, ma anche turchi e russi.
Clicca qui per leggere l’articolo 50 sfumature di pelle.
Qui amano in libertà persone che nel loro paese vengono perseguitate per il loro orientamento sessuale. Qui credono in libertà persone di ogni religione, compresa la Santeria. Miami è una enorme città bella, ricca, libera e democratica. Miami è una città americana importante per l'istruzione, l'arte, lo sport, e la cucina.
Miami è viva.
Miahattan
Molti sudamericani che arrivano qui fuggono da situazioni di estrema miseria o di guerra. Questi immigrati fanno solitamente lavori umili e hanno poco accesso alla crescita professionale perché non studiano e non parlano inglese.
A partire dal 2017/2018, e soprattutto dopo la pandemia, Miami è invece stata presa d’assalto soprattutto dai residenti di New York e California che hanno deciso di trasferirsi qui per il minore costo della vita.
I nuovi residenti hanno per lo più scelto la zona di Brickell per vivere, che secondo molti si sta manhattizzando.
La nuova bolla economica
La continua e incessante richiesta di appartamenti da parte di persone con un’ottima disponibilità economica ha velocemente esaurito le risorse immobiliari e ha alzato enormemente i prezzi in una città i cui stipendi non erano particolamente alti, e con il minimum wage sotto il livello di povertà. Questo ha determinato un ulteriore incremento del divario economico con le fasce della popolazione più fragili a farne le spese. Chi ha potuto, si è trasferito in altre aree più economiche della città (principalmente Homestead), o della Florida (soprattutto l'area di Ft. Myers), o degli Stati Uniti (Sud e Nord Carolina).
Ad oggi Miami è la terza città più cara degli Stati Uniti, dopo New York e Los Angeles.
E quindi
E quindi se verrete in vacanza da queste parti, dedicate uno o due giorni alla scoperta della metropoli che più sta crescendo negli Stati Uniti, e la cui politica di accoglienza ed espansione è, secondo molti, il modello che altre grandi città americane dovrebbero seguire.
Arrivate con la mente sgombra da pregiudizi e preparatevi a cambiare idea. Qui non ci sono pensionati. Qui non trovate il caffè americano. Qui non si parla inglese. Questa non è la Florida e questi non sono gli Stati Uniti.
Se andrete a cena in uno dei meravigliosi rooftop di Brickell, sappiate che proprio lì, dove vivevano i ricconi ai primi del ‘900, ci sono i resti della tribù Tequesta, che vi viveva più di 2000 anni fa.
Se andrete a vedere una partita di NBA, sappiate che in quella strana torre alle spalle del Kaseya Center venivano censiti gli esuli cubani al loro arrivo.
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Cliccate qui per la guida turistica su Miami, e buon fine settimana!